Novaya Gazeta: il ruolo dell’intellettuale in Russia e in guerra
“E se perdi questa patria, rimarrai semplicemente sulla terra silenziosa e priva di significato”
Il titolo del nostro testo non è originale, prende spunto da un articolo apparso su Novaya Gazeta, uno dei pochi giornali indipendenti russi. Quell’articolo, alla luce degli ultimi eventi, suona come un’amara previsione, ma vuole anche essere una profonda riflessione cui nemmeno l’Occidente può sottrarsi.
"Interroghiamoci sul ruolo dell’intellettuale in Russia, oggi non può più tacere" è la sintesi dell’articolo di Vladimir Mirzoev. Gli avvenimenti, come ben sappiamo, sono stati veloci, e non solo quelli che si sono svolti sul terreno di battaglia, ma la guerra non si è mai fermata, anche a colpi di leggi restrittive introdotte dal governo russo dalla sera alla mattina, le quali hanno dato una stretta fatale sul giornalismo e sul libero pensiero. Da oggi, o meglio, da ieri, in Russia si rischiano quindici anni di carcere, in altre parole di "campi" (che in Russia significa anche lavori forzati, torture e la possibilità di non tornare più a casa) per chi diffonde la verità.
Mondi diversi dal nostro
Cosa accade al giornalismo e all’intellettuale oggi? All’indomani dell’attacco alle torri gemelle il mondo si svegliò con una parola mai sentita prima: Kamikaze. In realtà, già con la Seconda Guerra Mondiale e l’attacco a Pearl Harbor da parte di aerei giapponesi, i Kamikaze Martiri erano apparsi nella storia. Gente disposta a morire (se ci pensiamo anche a distanza di anni, non ci sembra possibile). La storia è piena di chi si fa saltare in aria, di chi si schianta con un aereo diventando un missile umano. Basti pensare ancora alle missioni suicide collettive adottate nel 1950 in Corea. Ciò che non comprenderemo mai abbastanza è che esistono mondi totalmente opposti al nostro, per diversi ordini di ragioni.
Le diversità sono incolmabili, e non riguardano solo l’etnia e la lingua, ma la cultura, il modo di pensare, la struttura stessa del pensiero, il modo di concepire il mondo e la vita, il modo di percepire gli altri. E poi, di là della conoscenza della storia e della geopolitica, della psicologia e di qualsiasi altra disciplina, ci saranno sempre meccanismi e dinamiche incomprensibili; si tratta di strategie nascoste, interessi sconosciuti, misteri, di veri e propri enigmi che sfuggono anche agli osservatori più attenti.
Il ruolo dell’intellettuale, dunque, non è solo una questione di etichette, ma comprendiamo, tragicamente proprio in questi giorni, che questo ruolo è di fondamentale importanza, addirittura vitale. In Russia, i media lasciano il Paese, mentre la Bbc e Bloomberg ritirano i giornalisti, Cnn smette di trasmettere. Chiusi Facebook e Twitter: queste sono le notizie che ci arrivano in questi giorni.
Novaya Gazeta ha dovuto rimuovere gli articoli con fake news, cioè non in linea con la versione del governo russo, ma sul sito web appare una dichiarazione: Novaya Gazeta continua a lavorare, ma è costretta a rimuovere un certo numero di materiali.
Una notizia recente è che "La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) si è pronunciata ai sensi dell'articolo 39 del regolamento dei tribunali (misure urgenti) e ha consigliato al governo russo di astenersi dall'ostruire il lavoro di Novaya Gazeta nel conflitto armato in Ucraina".
La decisione è pubblicata sul sito web del tribunale.
TheGuardian riprende l’argomento in un articolo che recita quanto segue:
Negli ultimi quindici giorni, i russi hanno rischiato multe, pene detentive fino a 15 anni, abusi fisici e altro per esprimere la convinzione che l'invasione dell'Ucraina da parte del loro paese non è nel loro nome. Al momento in cui scriviamo, 13.789 manifestanti sono stati arrestati dal 24 febbraio. Un osservatore che scorre Twitter o osserva il conteggio dei detenuti aumentare potrebbe pensare che il movimento contro la guerra potrebbe minacciare l'aggressione di Vladimir Putin in Ucraina. Ma la realtà sul campo sembra diversa: il movimento contro la guerra è piccolo, debole e affronta seri ostacoli.
Perché queste proteste non sono più grandi?
Sebbene molti russi siano contrari alla guerra, altri ne sono a malapena consapevoli. La maggior parte dei russi riceve le notizie dai media statali, che sono rigorosamente obbligati a riferirsi alle azioni della Russia in Ucraina come a una "operazione militare speciale"; usare i termini guerra, attacco o invasione, è ormai un crimine. Sebbene sia difficile stimare quale percentuale di russi sia contraria al conflitto in Ucraina, la disinformazione e la propaganda sono incredibilmente diffuse. Anche se le proteste contro la guerra rimangono modeste, dimostrano al mondo che Putin non rappresenta la volontà di tutti i russi.
Il ruolo dell’intellettuale, l’articolo pubblicato dal giornale russo, oggi sembra essere stato cancellato, ma l’analisi e il pensiero libero di Vladimir Mirzoev sono stati riassunti in Novaya Gazeta, uno dei pochi giornali contro il regime russo. In questo articolo, il giornalista russo rivela molti aspetti e dettagli relativi a Putin e alla Russia.
Mirzoev nel suo lucido esame, tocca temi di ordine politico, morale e intellettuale: "Il motivo dell’operazione speciale è il desiderio del monarca di rimanere per sempre sulla sua sedia. Non vedo nessun altro motivo".
E poi continua chiedendosi (e chiedendoci) "Cos’è un intellettuale?"
Egli stesso risponde: "Un intellettuale è una persona impegnata nella pedagogia, una persona che scrive libri, una persona che fa film, realizza spettacoli. Il ruolo di intellettuale permette di disperdere l’oscurità, di illuminare le persone che, anche con Internet, non riescono a raggiungere le informazioni veritiere".
Mirzoev scrive ancora: "Se la Russia fosse ricca ed economicamente di successo, diventerebbe una forte calamita per Ucraina, Georgia e Kazakistan. E questa unione di paesi democratici potrebbe essere chiamata Confederazione Russa".
E infine, conclude il suo articolo con parole che toccano profondamente:
"Ci sono alcune cose che hanno un valore assoluto per me, la mia famiglia, i miei cari, il mio paese, la mia lingua, che amo, apprezzo incredibilmente; sono cresciuto con tutto questo, sono nato da questa lingua, da questa cultura; è l’arte che mi ha plasmato. E so che se rimango in silenzio, se mi illudo, mi inganno, perderò tutto questo. Perché la mia patria non è solo la terra e le persone che vivono in me, la mia patria sono tutte le generazioni di autori che hanno scritto libri, la mia patria sono quegli scrittori che sono stati repressi, Pushkin, che intellettualmente si opponevano alla monarchia … E se perdi questa patria, rimarrai semplicemente sulla terra, silenziosa e priva di significato".
Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola
VIDEOFOTOTECA
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