I Sufi di San Nicola la Strada festeggiano il Magal
La celebrazione si è svolta il 24 aprile nel "Tempio Madre" (Dahira) di Via Galvani
Lunedi 24 aprile, nella Daara (confraternita Muridista) di San Nicola la Strada, si è celebrato il Magal Kassuradià, attirando centinaia e centinaia di fedeli da tutta la Campania.
Si alternano ritualità, canti religiosi, convegni e si discutono gli argomenti di interesse della comunità senegalese.
Tra i presenti il Marabout (Maestro) Abou Ka, Maestro della Daara di San Nicola la Strada; Serigne Issakah, nipote del fondatore Bamba; i “cantanti”, che hanno un ruolo primario nella celebrazione del Magal; il discepolo Mor, dal quale abbiamo ricevuto gentilmente l’invito; Pape Seck, che è stato il primo presidente dell’associazione dei senegalesi a Napoli; la Dott.ssa Virginia Napoli, ricercatrice e antropologa all’Università Federico II; nonché l’amico Djibril, discepolo murida.
Ma cos’è il Muridismo e che rapporto ha con San Nicola la Strada?
La parte mistico-iniziatica della religione Islamica è chiamata Sufismo, a propria volta composto da varie scuole e tradizioni secolari. Il Muridismo è una di queste correnti. Esiste un rapporto complesso e spesso critico tra il Sufismo e il resto dell’Islam, essenzialmente a causa di due fattori: l’autorità dei Maestri Sufi è maggiore di quella degli Imam, i comuni capi religiosi e la tolleranza dei Muridi è in diretto conflitto con l’estremismo jyhadista. Di conseguenza al di là del Senegal, roccaforte del Muridismo, nel mondo islamico non sono rare le notizie dei Sufi uccisi o imprigionati, soprattutto dove l’ideologia del terrore è più radicata. In tutta Italia sono stimate appena sette confraternite legate al Sufismo, prevalentemente al Centro e al Nord, una goccia nell’oceano. Ebbene, a San Nicola la Strada esiste la confraternita più importante di tutta la Campania e tra i punti fondamentali del Sud Italia, sottoposta all’autorità del Marabout Abou Ka.
L’importante celebrazione del 24 aprile è chiamata anche “Magal kazu rajab” e indica la rivelazione della religione islamica al profeta Maometto. Inoltre in questo giorno è nato anche Serigne Fallou Mbacke, il secondogenito del fondatore del Muridismo, Amadu Bamba.
La Dott.ssa Virginia Napoli e il sufo Djibril sono una miniera di informazioni preziose e di utili approfondimenti. La ricercatrice è impegnata in un progetto con l’Università di Napoli per lo studio del Muridismo e passerà alcuni anni in Senegal, dove è già stata e dove gode di solidi contatti.
La celebrazione del Magal Kassuradià si compone di varie parti: la lettura del Corano, le preghiere, i ringraziamenti a Dio, le benedizioni, la lettura dei salmi del fondatore Bamba.
Si espongono e si risolvono anche i problemi delle varie famiglie della comunità, si risolvono eventuali conflitti e si raccolgono i fondi per Touba, la “Mecca” del Muridismo, città simbolo del culto.
La parte più affascinante della celebrazione sono i canti rituali chiamati Khassaide, simili a un canto gregoriano, dove i discepoli si dispongono in cerchio e creano litanie e invocazioni costituendo una unica grande voce ritmata.
Spicca il caratteristico saluto che i sufi si scambiano costantemente. Prima un uomo bacia il dorso della mano dell’altro e l’accosta alla propria fronte come a riceverne benedizione, poi l’altro ricambia il gesto. Appare nella simbologia di una reciproca consacrazione.
L’antropologa ci spiega che il significato in effetti è simile al Namasté indù: «Lo Spirito Divino che è dentro di me saluta lo Spirito che è in te».
Alcune donne sono impegnate a cucinare il Thiebou yap, un piatto speziato composto da riso e carne di pollo, o i dolci Begnié, crocchette di farina di cocco con banane. E’ continuamente versato il Cafe Touba, un caffè speziato e benedetto, come ci spiegano: «chi ne beve riceve mille benedizioni da Dio, benedizioni per la salute e per i sensi».
Ci offrono interessanti aneddoti riguardo il grado di multiculturalismo religioso nel Muridismo, sia in Senegal che nel resto del mondo. Ci dice Djibril: «Questa comunità è per tutti, non solo per i musulmani. In Senegal, dove il novanta per cento della gente è musulmana, nella stessa famiglia vivono contemporaneamente cristiani e islamici, partecipando reciprocamente alle rispettive festività. Ad esempio, i cristiani vanno a pregare in moschea e i musulmani festeggiano la Pasqua assieme ai cristiani».
Non a caso Pier Preira, l’attuale Presidente dell’associazione dei senegalesi di Napoli, è cristiano. Ci raccontano anche la storia dell’Arcivescovo senegalese Popenguine, che ha pagato ai suoi fratelli islamici il pellegrinaggio alla Mecca. Sempre in Senegal, nell’isola di Joal-Fadiouth, abbiamo anche l’unico cimitero al mondo per i musulmani e per i cattolici. Non a caso, qui nella Daara di San Nicola la Strada, durante la celebrazione incontriamo anche alcune mogli e compagne italiane dei sufi, che rimangono cristiane, o che semplicemente coltivano una propria idea di fede al di fuori delle dottrine.
La Dott.ssa Napoli ci spiega che il Muridismo non annichilisce mai l’individualità e l’origine culturale dei fedeli, a differenza di alcuni casi di convertiti all’Islam che si trovano ad affermare di non sentirsi più italiani, bensì unicamente islamici. Ebbene, un murid, cioè un discepolo del Muridismo, non dimentica mai cosa era e cosa è. La dimensione sacra arricchisce ciò che già era, senza cancellare nulla. E’ per questo motivo che i senegalesi conservano un fortissimo senso di appartenenza della loro cultura africana, pur vivendo uno dei nuclei del misticismo islamico mondiale.
Antonio Dentice d’Accadia
©Corriere di San Nicola
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