VINCENZO PEPE, APPELLO AI GIOVANI: "MAI SCAPPARE!"
Anteprima -in esclusiva per il Corriere di San Nicola- dell’intervista al presidente del movimento ecologista europeo “Fare Ambiente” sulla situazione ambientale e dei rifiuti in provincia di Caserta e in Campania
Abbiamo intervistato il prof. Vincenzo Pepe, presidente di Fare Ambiente, movimento ecologista europeo in continua espansione, che ha presentato il suo libro “Non nel mio giardino” in occasione della festa regionale di “fare ambiente” tenutasi a Caserta.
L’intervista integrale andrà in onda domenica 13 ottobre nella prima puntata di Domenica News su UbiTv.
-Qual è la missione e il messaggio di Fare Ambiente?
«L’ambiente è un valore fondamentale per la tutela della vita. Tutto è ambiente ed in questo momento è un problema scottante. La nostra missione non solo tratta la protesta, ma anche il proporre nuove idee nella salvaguardia del territorio. Siamo a favore di uno sviluppo sostenibile in quanto il progresso è una costante fondamentale della vita umana e il nostro ambiente deve essere un valore. Il nostro paese sembra, rispetto ad altri stati molto più sviluppati, voler guardare indietro, in quanto non crea opportunità di sviluppo sostenibile. La nostra idea di ambientalismo coniuga l’idea di salvaguardia dell’ambiente e di valorizzazione dell’opera umana in rispetto di quest’ultimo, in quanto l’incontro tra i due fattori porterebbero un benessere al nostro paese, non solo per quanto riguarda la salute ma anche in termini economici. Noi di “Fare Ambiente”, quindi, siamo contro una protesta ambientalista fine a se stessa, in quanto questa risulta positiva se coniugata a delle alternative valide, altrimenti la protesta sfocerebbe nella demagogia. Nel libro “Non nel mio giardino” è presentato un programma ambientalista propositivo e non negazionista, facendo si che il nostro movimento si diffondesse in breve tempo dalla Valle D’Aosta alla Sicilia; e questo è il futuro!»
-Ci dica della sua reazione dopo le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sui numerosi roghi tossici e tonnellate di rifiuti seppelliti in giro per la provincia di Caserta...
«La prima cosa è una condanna a queste persone che hanno assassinato un territorio, ma subito dopo la condanna c’è bisogno di rimboccarsi le maniche per vedere cosa bisogna fare. E’ necessaria una bonifica, perché le persone che abitano questi territori stanno respirando questi rifiuti tossici rischiando gravemente per la loro salute. Ma oltre le operazioni di bonifica è necessario acculturare le persone sul concetto di ambiente. Infatti se un giorno si fa la bonifica ed il giorno dopo si riscava per la seppellire nuovi rifiuti, e nessuno come nel passato denuncia questi atti criminali, la bonifica diventa pressoché inutile. Quindi non bisogna imputare solo alla criminalità organizzata la responsabilità, ma anche al nostro fattore culturale che ci ha impedito di denunciare per anni questi illeciti».
-Può il giro dei rifiuti valere “economicamente” più di quello della droga?
«Purtroppo è così, in quanto i rifiuti così detti radioattivi vengono prodotti in Italia in enormi quantità da aziende e da ospedali, causando il problema dello stoccaggio degli stessi. In Italia non esiste un sito dove poter mettere questi rifiuti radioattivi. L’illegalità nasce quando si pensa a risparmiare gli alti costi del trasferimento dei rifiuti in altri paesi, riducendo i costi e creando un business appetibile per molte organizzazioni criminali, che vedono nel sotterrare i rifiuti un facile guadagno che alla fine, come nel caso del traffico di stupefacenti, porta alla morte».
-Fondi per la bonifica: dove trovarli con la crisi economica?
«Questo bisogna chiederlo alle istituzioni; tutto ciò che possiamo fare è far si che un domani questo non possa ripetersi. Il danno maggiore che possiamo fare è girare la faccia e non denunciare quelli che possono essere piccoli o grandi illeciti, che uccidono il nostro territorio. Il mio appello è questo: prima di tutto quello di esserci, non scappare, rivolgendomi ai giovani, senza darla vinta alla criminalità. Io stesso nel 2003 forse sbagliai nel rifiutare la carica di assessore all’ambiente del comune di Casal di Principe; infatti è necessario che le persone buone vadano lì nei comuni dove c’è bisogno di combattere. Mi rivolgo a personalità come Roberto Saviano: non bisogna limitarsi alla mera protesta, ma diventare cittadini di questi Comuni ed esserci dall’interno».
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