Lauria: “Consapevolezza, ma mai rassegnazione!”
Intervista al presidente del Wwf Caserta sui “crimini di natura” che stanno devastando Casertavecchia e non solo
Casertavecchia ha bruciato anche la sera del 21 agosto, per troppe sere. Come tante altre colline, come troppe nostre colline.
Brucia senza soste e, sembra, senza speranze la nostra maltrattata e mortificata “terra dei fuochi”, dove ogni giorno sempre più incenerisce il verde della vita.
Ma guai ad arrendersi! Sarebbe come lasciarsi ardere.
"No! Non è possibile! Bisogna assolutamente fare qualcosa!": è questo il grido della gente. Arrabbiata contro tutti. Perché nessuno sembra riuscire a fermarli, questi incendi e chi li provoca.
«Per comprendere le dinamiche dei roghi che, in questa sciagurata estate, hanno devastato il “cuore verde” della nostra provincia, è indispensabile tenere presente l’intera filiera dell’emergenza incendi che comprende la geografia dei roghi, gli attori coinvolti e la tipologia degli incendi stessi. Così facendo, si potranno avere le idee più chiare e quindi guardare con consapevolezza e non con rassegnazione quanto è avvenuto».
A darci una mano per capire è il presidente del Wwf di Caserta, il Dr. Raffaele Lauria, uno che ben se ne intende dei tremendi colpi quotidianamente inferti all’ambiente; uno che fa dell ’impegno per la difesa del territorio casertano uno stile di vita; uno che crede ciecamente che un giorno si possa veramente costruire un mondo in cui è possibile vivere in armonia con la natura. Un punto di riferimento, una garanzia assoluta nella lotta sociale finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente; una lotta che si fa sempre più dura, ma della quale bisogna comprendere tutti i risvolti.
-Presidente, lei che è riconosciuto esperto ed attento osservatore dei disastri perpetrati ai danni della natura e dell'ambiente, ci aiuti a comprendere: ma perché c'è questo proliferare di ...delinquenza incendiaria?
«Escluso ormai il fenomeno dell’autocombustione che riguarda una percentuale bassissima di roghi, gli incendi vanno distinti in dolosi e colposi. Dolosi sono gli incendi causati dai piromani, quei malati di mente che godono a mandare in fumo un bosco, magari solo per vedere gli aerei che lanciano acqua. Dolosi sono anche i roghi causati da lavoratori stagionali che si preoccupano di essere assunti l’anno successivo. E dolosi sono anche i roghi appiccati per puro vandalismo o per protesta contro amministrazioni pubbliche o per rappresaglia contro un parco o ancora perché si pensa di utilizzare successivamente il terreno “ripulito” dagli alberi per le coltivazioni. Non per edificare, in quanto funziona a dovere il vincolo di inedificabilità assoluta per 10 anni: dopo ogni incendio, la Forestale definisce il perimetro del territorio bruciato, individua le particelle catastali ormai intoccabili e i Comuni recepiscono. Colposi sono, invece, gli incendi collegati a vecchie abitudini della pastorizia: chi vuole liberarsi delle potature dell’ulivo o delle stoppie, chi pensa di eliminare così le erbe secche. Nonostante i divieti, certe abitudini sono dure a morire, specie tra gli anziani, e troppo spesso il fuoco sfugge al controllo, proprio perché questi ultimi non hanno più la vigoria di un tempo. E poi si dannano per fermare le fiamme: capita di trovare il colpevole con gravi ustioni».
-Si parla tanto di prevenzione. Ma cosa si fa concretamente, secondo lei, e cosa bisognerebbe fare in maniera più seria e determinata per arginare questi delitti ambientali?
«Le istituzioni regionali che, attraverso una “cieca” spending review, hanno ridotto gli investimenti nella prevenzione, stanno spendendo un capitale enorme in emergenza. Danari che se vi fossero delle accurate politiche di salvaguardia dell’ambiente si potrebbero risparmiare. Interventi di prevenzione che se ben programmati e portati avanti sistematicamente farebbero lavorare un bel po’ di persone, opportunamente formate, più che i carrozzoni di personale arruolato non si sa da chi, spesso utilizzati e non stabilizzati, e soprattutto metteremmo a riparo l’ambiente e al sicuro da frane, smottamenti, alluvioni, incendi. E poi, la spesa per gli interventi antincendio. Il costo dei Canadair per quello che di fatto è un “affitto”, è esorbitante: 14 mila euro l’ora, per spegnere gli incendi, compresi i tempi per arrivare sul punto del rogo. Due conti ed è facile capire quanto sono costati in “soldoni”, questi incendi. La stessa operazione riguarda gli elicotteri per il salvataggio e la lotta agli incendi. Quando vediamo un bel Canadair che sgancia la sua “bomba” d’acqua di 6000 litri pensiamoci che forse sarebbe meglio acquistarlo piuttosto che noleggiarlo. L’emergenza roghi nasce a monte, in quanto l’ambiente viene visto, ancora una volta, come un capitolo di spesa e non un bene essenziale da salvaguardare e da valorizzare, in cui le ecomafie e l’imprenditoria deviata cercano di insinuarsi per impossessarsi degli appalti di messa in sicurezza, così come avvenuto per altre emergenze nazionali».
-Sappiamo che durante le ricognizioni di vigilanza e denuncia le capita spesso di effettuare sopralluoghi sulle zone attraversate dagli incendi. In quali scenari si imbatte? Quali sono le sue considerazioni personali al riguardo?
«C’è un’atmosfera inquietante, si respira aria di morte, un silenzio surreale rotto solo dal grido disperato degli uccelli che cercano di ritrovare i loro nidi irrimediabilmente arsi. Sul suolo emerge di tutto: bottiglie, lattine, carcasse di scaldabagni e materassi, lamiere, eccetera; qua e là lucertole e lumache arse vive. Nessun interesse economico giustifica un "Crimine di Natura" così efferato».
Nicola Ciaramella
(nella foto, il presidente della sezione Wwf di Caserta, Dr. Raffaele Lauria, e l'incendio su Casertavecchia del 21 agosto)
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